‘Trattatello ingenuo attorno a “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria
Recentemente il professor Gustavo Zagreblesky, intervenendo
su ‘la Repubblica’ in relazione alla
consulenza richiesta dalle Camere ad insigni giuristi riguardo il problema
della revoca dei vitalizi a quei parlamentari decaduti a causa di condanna
irrevocabile per reati di particolare gravità, tra l’altro, fa questa
riflessione: “…se
tutto è giuridicamente sostenibile, allora i nostri argomenti sono
perfettamente inutili. Se tutto è sostenibile, allora: liberi tutti. Non si
alimenta, così, l’idea corrente che i giuristi siano essenzialmente dei
consulenti, e che il diritto, alla fine, non sia che un mezzo e, spesso, un
mezzuccio?...”
A
mio avviso credo che la predisposizione italica al garbuglio e al gioco delle
tre carte dovrebbe essere sostituito dal rispetto
delle regole, alla Ri-scoperta del ‘Dovere’ ed alla capacità di rendere veramente tutti uguali davanti alla
legge!
Di
conseguenza invece di manipolare eventuali regole sbagliate andrebbero cambiate
e, soprattutto a p p l i c a t e a
Tutti !
Purtroppo
noi italiani siamo quelli che se il contenuto (il comportamento dettato dalla
norma) non ci sembra ‘buono’ (per noi…), inventiamo di tutto per dire che è il
contenitore ‘che non funziona’ (la norma). Allora ci danniamo, insultiamo,
rincorriamo i più alti principi, per motivare la necessità di modificare il
contenitore.
Una
volta fatto, lo riempiamo della stessa ‘marmellata’ (il nostro modo di agire). Così
invece di cercare di modificare la sostanza modifichiamo la forma, che presto o
tardi ci verrà in ‘antipatia’ e daccapo a ricorrere ad ancora ‘più alti
principi’ (o interpretazioni della norma, v.di articolo di Zagreblesky), pur di far passare la forma che, in quel
momento, ci è più comoda, ovvero che sappiamo già come rendere ‘utile’…
Un esempio forse più chiaro è offerto dal comportamento di connazionali
che cercano di emigrare in alcune nazioni dove il lavoro non manca e la ‘qualità
della vita’ non è male.
Sono
attirati in quella nazione perché la stragrande maggioranza di italiani che vi si
è recata racconta di essersi trovata benissimo, perché ci sono regole, rispetto
reciproco, diritti, efficienza etc…
Quindi cosa fa?
Dopo esserci andato, molto spesso dichiarando
obiettivi diversi dal reale, cerca di conoscere le regole per viverci e,
immediatamente, inizia a mettere in atto quelle azioni di cui è espertissimo
utente a casa sua per: eludere la legge, trovare scorciatoie, sfruttare a
proprio vantaggio smagliature normative ovvero spazi non normati, perché
‘automaticamente’ rispettati dai locali, e così via… Quindi con la logica
‘interpretativa e personalistica’ cerca di forzare quel sistema che ha prodotto
quei risultati che aveva tanto apprezzato. In tutto questo non ci si accorge
che se prevalesse l’italico atteggiamento, in breve quella nazione non sarebbe nient’altro
che l’Italia e, addio ‘posto meraviglioso’ dove vivere…
In
pratica vorremmo i risultati del comportamento degli abitanti di quella nazione
e conservare per noi, MA solo per noi (!), le modalità comportamentali di cui
siamo esperti...
Eppure
alla fine del ‘700 un italiano in un piccolo libro che dovrebbe essere materia
di lettura di noi ‘post-connazionali’, aveva individuato ed incardinato una serie
di principi fondamentali per il buon funzionamento dei rapporti sociali ben
sintetizzate in questo concetto:
Le
leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si
unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall’incertezza di coltivarla.[Dei delitti e delle pene – Cesare Beccaria – cap.I]
Certamente, come si diceva all’inizio, questa è una
dissertazione ingenua e fior di giuristi saranno pronti a dimostrare errori e
orrori miei e del libello ed in nome di altisonanti principi, sapranno aprire
dibattiti e dissertazioni. Cose queste che, alla fine, lasceranno tutti noi a
scontrarsi giornalmente con ruberie, soprusi e ladrocini che, sempre più, si diventa
avvezzi a combattere con altrettante furbizie e sopraffazioni, in un circolo perverso
senza fine, avviandoci alla condizione a causa della quale ci dice il Beccaria,
siano nate le leggi!
A questo punto può essere utile leggere alcuni passi che offrono alcuni interessanti spunti spunti di riflessione:
Origine delle Pene – capo I
Così
come ogni volta che ci si accinge a ‘Fare’ si dovrebbe aver chiaro il perché, è
opportuno che, prima di addentrarci in altre riflessioni, ci si chieda il
motivo dell’esistenza delle leggi. Il Beccaria così spiega la sua premessa.:
Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall’incertezza di coltivarla.[Dei delitti e delle pene – Cesare Beccaria – cap.I]
Origine delle Pene – capo I
Così
come ogni volta che ci si accinge a ‘Fare’ si dovrebbe aver chiaro il perché, è
opportuno che, prima di addentrarci in altre riflessioni, ci si chieda il
motivo dell’esistenza delle leggi. Il Beccaria così spiega la sua premessa.:
Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall’incertezza di coltivarla. [Dei delitti e delle pene – Cesare Beccaria – cap.I]
Interpretazione delle leggi - capo IV
Non v’è cosa più pericolosa di quell’assioma comune che bisogna consultare lo spirito della legge…...Ciascun uomo ha il suo punto di vista, ciascun uomo in differenti tempi ne ha uno diverso.
Oscurità delle leggi – capo V
Importanza
della diffusione della norma, del sapere, della cultura…
Quanto maggiore sarà il numero di quelli che intenderanno e avranno fralle mani il sacro codice delle leggi, tanto men frequenti saranno i delitti, perché non v’ha dubbio che l’ignoranza e l’incertezza delle pene aiutino l’eloquenza delle passioni.
Proporzione tra i delitti e le pene – Capo VI
Sforzo di introspezione della natura umana.
Se una pena uguale è destinata a due delitti che disugualmente offendono la società, gli uomini non troveranno un più forte ostacolo per commettere il maggior delitto, se con esso vi trovino unito un maggior vantaggio.
De l'Onore – Capo IX
Le prime leggi e i primi magistrati nacquero dalla necessità di riparare ai disordini del fisico dispotismo di ciascun uomo …l’avvicinamento degli uomini e il progresso delle loro cognizioni hanno fatto nascere una infinita serie di azioni e di bisogni vicendevoli gli uni verso gli altri, sempre superiori alla provvidenza delle leggi ed inferiori all’attuale potere di ciascuno.
Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più giusta e tanto più utile.
Dolcezza
delle pene – capo XXVII
In
questo capitolo, viene affermato uno dei più importanti concetti legati al
funzionamento della giustizia e quindi della Società: La Certezza della Pena !
Uno dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l’infallibilità di esse … La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggior impressione che non il timore di un altro più terribile, unito colla speranza dell’impunità…
Delle
scienze – capo XLII
Volete prevenire i delitti?Fate che i lumi accompagnino la libertà. I mali che nascono dalle cognizioni sono in ragione inversa della loro diffusione, e i beni lo sono nella diretta.Un ardito impostore, che è sempre un uomo non volgare, ha le adorazioni di un popolo ignorante e le fischiate di un illuminato. [se a qualcuno venissero in mente persone o fatti della nostra recente storia, ricordiamo che non a loro si riferiva il Beccaria, visto che parlava due secoli prima…(n.d.r.)]
A
questo punto ci si potrebbe porre una domanda: si, va bene, ma il ’colpevole’ chi è, dov’è?
Probabilmente la soluzione sta nel risolvere un’antica ‘faida’
familiare, infatti uno dei motivi principali della nostra situazione è legato alla separazione di due famosi fratelli che solo
nel loro procedere appaiato ed equilibrato hanno dato un valido contributo ad
un concreto sviluppo dell’Umanità.
Purtroppo
una moderna ‘alimentazione’ sociale, soprattutto da noi in Italia, ha generato
uno sviluppo diseguale: uno sempre più robusto e spavaldo, l’altro sempre più timoroso
e gracile.
Di
conseguenza, il primo scorrazza senza freni, mentre l’altro, abbandonato e
derelitto, senza cure ed assistenza, è relegato in pochi e sparuti ambiti a far
compagnia alle sorelle Dignità e Responsabilità.