giovedì 28 ottobre 2010

La Scuola è alla deriva…. e tutto il resto?

medium: Riflessioni ad Alta Voce  del: 27.10.2010
Autore/Conduttore: Alberto Colaiacomo
Fonte/Titolo Originale:
Proposto da: AlCo
Testo:
Trasgredisco la regola principale di questo BLOG : quella di non inserire direttamente miei articoli, perché credo sia il momento di dare un respiro più ampio a tutta una serie di riflessioni che, ripiegate sugli schemi mentali degli ambiti da cui nascono, sembrano non riuscire ad allargare la visuale.

In sintesi credo che attribuire alla Scuola (che ha moltissime colpe) la gran parte dei problemi Italiani sia non corretto. Infatti Il sistema industriale Italiano ha responsabilità estremamente più gravi.  In tutto questo i diversi governi che si sono succeduti (con piccole eccellenti eccezioni), hanno come priorità le proprie poltrone ed interessi personali. Riescono nel loro intento proprio evitando di agire su leve virtuose, stimolando gli istinti umani più bassi e producendo le inevitabili conseguenze: lo sfacelo della nostra società.

Perché sono arrivato a queste conclusioni? Provo a spiegarlo anche se nella forma più sintetica possibile.

La Scuola in Italia è alla deriva. Non è una gran bella novità direte voi.
Certo, ma il sistema industriale non è da meno. Ed anche questo intuitivamente lo si capisce.
Ma allora perché ce la prendiamo tanto con la scuola e poco o niente con Imprese ed Imprenditori?
Fino a qualche giorno fa ritenevo che il nostro sistema industriale imperniato sul 94% di imprese che hanno meno di 10 dipendenti fosse malridotto a causa del livello di ‘cultura aziendale’ dei questi piccoli imprenditori.
Ma l’altra sera, assistendo alla trasmissione l’Infedele, ho avuto una sorta di ‘illuminazione’. Dagli scambi tra gli ospiti è emerso chiaramente che, a livelli dimensionali e tecnici diversi, le grandi imprese si comportano esattamente come le piccole: quando le cose non vanno, la prima e spesso l’unica cosa che riescono a fare è cercare di comprimere il costo del lavoro (delocalizzazione, contratti atipici etc…), e questo è più che noto.
La cosa grave è che, CONTEMPORANEAMENTE non vengono messe in atto azioni di conquista di nuovi spazi sui mercati, con nuovi prodotti o innovazioni su quelli esistenti,  con ricerca e sviluppo, di prodotto e di processo, cercando così di acquisire, o quanto meno conservare, un Vantaggio Competitivo legato, quanto meno alla esperienza pregressa. Purtroppo questo non avviene, le cose continuano ad andare di male in peggio e CONTEMPORANEAMENTE il contesto in cui opera(va) l’impresa si impoverisce, non sostiene neanche il mercato locale (Ford docet), e quindi se non si trovano neanche sbocchi lontani sei ‘fritto’.

In tutto questo cosa c’entra la scuola?
C’entra e la ‘punta dell’iceberg’ che ogni tanto emerge fa capire come essa non sia la CAUSA, ma, molto più probabilmente l’ EFFETTO di un assetto sociale in disfacimento.

Una volta si diceva che ‘il problema è politico’. In parte è vero, ma personalmente lo definirei ‘sociale’.
Non esistono ambienti sociali ‘sani’ ed altri ‘malati’. La società del cosiddetto benessere, ha lasciato sempre più spazio ad uno sfrenato individualismo che governa ogni momento e movimento dell’uomo. Poi nelle società dove, per diversi motivi, le briglie sono più sciolte, le conseguenze sono peggiori di altre.
Purtroppo ho provato a cercare, ma non sono riuscito a trovare in rete nessuna ricerca che metta in evidenza quali siano le principali caratteristiche che si debbano avere per fare/essere/diventare imprenditore in Italia.  Dal poco che conosco l’ambiente, contano - come in quasi tutti gli ambienti di lavoro- infinitamente di più quelle legate all’area comportamentale che non a quelle tecniche, sia di prodotto che di mercato o gestionali in genere.
Nel piccolo, ciascuno di noi può verificare l’affermazione, provando ad avviare le pratiche per aprire un’azienda. Tra burocrazia inutile, incapace, ‘mal abituata…’, solo chi ha il famoso ‘pelo sullo stomaco’ riesce con una certa facilità nell’IMPRESA!
 Se questo è l’avvio il prosieguo non è da meno. Sopravvive di più, facilmente e meglio, chi non paga piuttosto che chi fa ricerca e buoni prodotti (sarebbero interessanti indagini in tal senso).
Si potrebbe dire che comprendere questo per quanto riguarda le piccole imprese è facile, resta più difficile per le grandi. Beh, il breve confronto effettuato tra Volkswagen e Fiat all’Infedele (del 25.10.2010) qualche piccolo aiuto ce lo può dare a capire …
Torniamo quindi alla Scuola ed al ‘famoso’ mismatch di competenze tra domanda ed offerta. Qui o c’è un enorme incompetenza nell’utilizzo delle tecniche di marketing da parte degli operatori del mercato del lavoro, oppure, dobbiamo dire che : ‘per fortuna che il livello di formazione è scarso’ perché altrimenti le tensioni ed il malessere sociale sarebbe enormemente più alto. Ci troviamo di fronte al fatto che neolaureati, con master esteri in ingegneria, fisica, economia (e non in comunicazione…) non trovano una collocazione, o per lo meno una adeguata collocazione!
Credo che questo mismacth sia uno dei più grandi problemi da affrontare e risolvere da parte dei futuri governi, sperando che riescano a trovare un po’ di tempo oltre quello dedicato ai propri interessi e alle diatribe interne.
Spero che abbiano le capacità di progettare iniziative che destinino più risorse alla sostanza dell’azione piuttosto che al suo impatto comunicazionale e clientelare….
Spero che non sia neanche più pensabile lasciare vacante il posto del ministro delle attività Produttive (senza parlare della Consob, in una situazione di così alta criticità del sistema finanziario internazionale…)) per diversi mesi, in una nazione che nel settore avrebbe  molto da essere indirizzata….
 Questi piccoli cenni  sono l’ennesima dimostrazione che la scarsa cultura e competenza non solo sta nella Scuola e nel mondo delle Imprese, ma governa sovrana per conto di un Popolo che sembra inebriato dall’apparire, dall’avere, piuttosto che dall’essere e quindi dal ‘vivere (veramente) bene’!
Come avrete capito cari ragazzi, non c’è tanto da arrabbiarsi per il Lavoro che non c’è, o non si trova; c’è da rimboccarsi le maniche e far vedere ai genitori che così non si fà! ‘così non va’!

Purtroppo continuare a vedere e dire –come fanno la maggior parte dei nostri rappresentanti politici-  cosa non va nell’altro, serve solo a far distogliere lo sguardo da ciò che non va veramente . Tutti noi lo sappiamo, ma l’inerzia (ignavia?) che spesso alberga in noi non ci aiuta; invece cerchiamo di cominciare da noi, cominciamo da ciò che noi possiamo fare. Le piccole furbizie sono le fondamenta di una società in rovina che a ciascuno costano molto di più di quanto ognuno pensa di aver guadagnato, ed invece fanno la fortuna di pochi, anzi pochissimi che riescono anche a convincerci che si deve fare come loro. Pretendiamo dai nostri politici non favori e piaceri personali –in nessun ambito, senza eccezioni- e pretendiamo oneste politiche di sviluppo. Pretendiamo che Governino, che individuino e perseguano precisi obiettivi. Pretendiamo di non essere imboniti con  le pagliuzze di questo o quell’avversario, né con ‘lazzi e giochi’ televisivi o meno, formule rivitalizzate del ‘panem et circenses’ di romana memoria. Pretendiamo che si guardi al benessere della nazione, TUTTA, e cominciamo da noi stessi!
Buon Lavoro!

martedì 26 ottobre 2010

Quali Opportunità dalla Crisi?

medium: La Stampa  del: 24 ott 2010
Autore/Conduttore:Irene Tinagli
 Fonte/Titolo Originale: Dalla crisi un'opportunità per i talenti
Proposto da: AlCo
Testo:



Nuovi modelli educativi……. dove il problema non è accumulare o memorizzare informazioni, ma essere capaci di analizzarle e ricombinarle in maniera critica.
Nuovi modelli di formazione professionale che non inchiodino i ragazzi ad un mestiere che in passato durava 30 anni e oggi al massimo ne dura tre, ma che insegnino loro a gestire e sviluppare le proprie capacità in modo intelligente e flessibile.

E anziché mettere mano a una vera e importante riforma della formazione professionale che andasse nella direzione degli altri Paesi europei, dove si cerca di rafforzare il legame tra scuola e impresa, è stato abbassato l'obbligo scolastico e demandata ogni formazione alle imprese (che oggi, vale la pena ricordarlo, sono tra quelle in Europa che investono meno in formazione, persino quando si tratta dei ragazzi: solo il 20% dei giovani in apprendistato riceve qualche tipo di formazione).

….. quali talenti premieremo tra qualche anno se non ci preoccupiamo di formarli e dare loro un'opportunità di crescita, di lavoro, di realizzazione?

lunedì 18 ottobre 2010

...e TU ? Sei nel Range?

medium: La Stampa del: 13 ottobre 2012
Autore/Conduttore: Walter Passerini
Fonte/Titolo Originale:I direttori delle risorse umane bocciano l'università senza qualità
Proposto da: Testo: AlCo

Secondo la ricerca promossa da Fondazione Agnelli e Aidp (Associazione direttori risorse umane)
il bilancio di 10 anni di riforma universitaria è negativo.
         La laurea viene ritenuta indispensabile ma NON sufficiente, dal momento che è richiesto sempre un periodo di formazione iniziale in azienda.
...Oltre il 54% del campione ritiene che la qualità complessiva sia peggiorata negli ultimi 10 anni, mentre il 38% la ritiene invariata e solo il 18% migliorata.

.....IL CANDIDATO IDEALE:
  • Conoscere molto bene l’inglese ....;
  • ...laurea magistrale...... laureato triennale con un paio d’anni di esperienza ha una valutazione equivalente.
  • L’aver visto il lavoro da vicino con il lavoro e gli stage è quindi premiante,
  • ....avere un voto superiore a 100 e quanto più vicino a 110 è un ulteriore fattore di merito

LE LAUREE PREFERITE:
  • Ingegneria industriale e le altre ingegnerie campeggiano nella funzione progettazione e ricerca e sviluppo;
  • psicologia, giurisprudenza ed economia-statistica nell’area delle risorse umane;
  • i gruppi economico-statistico, politico-sociale e ancora le ingegnerie nell’area commerciale, marketing e vendite.
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